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Nicoletta Suppa

Il Narcisismo come modalità interattiva
il contributo di Stephen Mitchell allo studio delle patologie narcisistiche 

Abstract. Mitchell’s theory on Narcissism results from an adaption of the Psychopathology concept, which, in its infinite variations, reflects an unconscious bond with specific relational models employed in the past. Narcissistic illusions have a relational nature and are “actively” perpetuated by the subject, for whom they represent the sole method of interation through which he is able to recognize himself. The repetitive nature of the illusions results, therefore, from a relational need.

 
1. La psicopatologia da Freud a Mitchell

Il concetto di narcisismo fu introdotto da Freud nel 1914 per fondare la distinzione diagnostica tra le psicosi (parafrenie) e le nevrosi di transfert, distinzione fondamentale per stabilire l’analizzabilità del paziente (ricordiamo che le illusioni erano paragonate ad uno stato schizofrenico e per questo non erano “analizzabili”). Freud descrive il narcisismo come residuo dello stato mentale infantile con conseguente ritiro della libido sull’Io. Questo comporta un disinvestimento dalla realtà esterna ed una riduzione delle possibilità di esame di realtà e di relazioni affettive. Freud fa dunque derivare il narcisismo dalle proprietà intrinseche della libido (Freud, 1914).

Dopo l’abbandono della teoria della seduzione, nel 1897, la nosografia freudiana introdusse due nuovi criteri fondamentali nella classificazione delle patologie, tralasciando i criteri psichiatrici kraepeliniani e rivolgendosi alle caratteristiche psicodinamiche della diagnosi: il primo è quello della storia psicologica dall’infanzia alla formazione dei sintomi, il secondo è quello dei meccanismi di difesa, lo studio dei quali spostava progressivamente l’attenzione dalla dimensione biologica del conflitto alla dimensione dell’organizzazione strutturale della personalità. Intorno alla metà del ‘900 le varie trasformazioni nosografiche andranno a convergere nella costruzione di una patologia strutturale del carattere o, più modernamente, della personalità. In particolare, negli anni ’50 e ’60 si è assistito ad un fiorire di studi riguardanti varie patologie della personalità basati sui meccanismi di difesa. L’attenzione fu rivolta anche alle patologie più gravi (es. narcisismo, schizofrenia,…) e ai disturbi affettivi e mentali nell’infanzia e nell’adolescenza; questo ha portato in primo piano le influenze delle interazioni primarie e le conseguenti disfunzioni relazionali. Il disturbo oggi non è più considerato una caratteristica dell’individuo, ma una risultante del contesto relazionale (Dazzi, De Coro, 2001). [ARTICOLO FULL TEXT IN ARCHIVIO]


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